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Francesco Vacca, 1990

 

 

 

L'approccio alle opere di Daniele Montis riempie di serenità e trasporta la fantasia in mondi incantati. Come lo erano, senza dubbio, quelli della mitologia, che i greci avevano costruito diversi dal reale, ma popolati da personaggi e storie traslati da questo.

C'è molta cultura classica, in Daniele Montis, autodidatta e refrattario ad assorbire lezioni da qualunque scuola. La vocazione di questo artista, sebbene sensibile all'impatto con l'esterno, è di cavalcare l'immaginifico. Si rivela, perciò, un "pittore d'azione" che, servendosi di colori e rappresentazioni scenicamente impostate, trasmette una potente scossa emotiva.

Si scorge in lui, in particolare, una sorprendente armonia dell'instabile, articolato in senso fantasioso e sottilmente aggressivo. E' un linguaggio alla continua ricerca delle verità che al macrocosmo mitologico gli antichi avevano consegnato.

A tale travaglio non è estranea la tavolozza, magica, capace di trasformare in un incanto di poesia, che commuove per la sua bellezza, il senso vivo e profumato della natura. Tanto verde e profusione di acque. Dove si snoda l'azione, la luce invade la scena, senza perciò relegare in secondo piano gli altri elementi.

Montis non indugia sullo studio e sull'accostamento dei colori, che si staccano dalla pennellata rapida e incisiva in ideale sintesi con il soggetto. I suoi lavori non sono solo belli, ma odorano di bene, restituiscono alla nostra vita la gioia e la dolcezza.

Montis offre tele che prendono forma nei colori che bevono la luce attraverso un gioco di toni imprevedibili, di immediata comunicazione emotiva, ma che denunciano la concitazione dell'anima e il ritmo irresistibile della mano.

Le forme "sfuggenti" arrivano da lontano. Sono le immagini nate da un minuzioso viaggio, quale frequentemente si compie in quell'attimo di dormiveglia che segna il confine tra il sonno e il reale. E l'osservatore sa di essere chiamato a concludere il discorso del pittore.

Ma soprattutto, rispecchiano una prontezza di percezione tale da convincere che l'ispirazione non arriva da sollecitazioni esterne della natura, che pure non difetta, ma da un impulso interiore, da
un'idea-chiave vagolante nel pensiero e che si fa spazio con forza dirompente.

Daniele Montis, insomma, porge tutto un mondo di idee in cui il carattere intellettualistico sposato al simbolismo conferisce alle tele uno sconvolgente senso di stupore, di attesa e di gioiosa speranza.

Francesco Vacca

 

 

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